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"Dai Pidocchi a Capitan Harlock: Come ho imparato a vivere senza Multiversi"






I cartoni


Per noi bambini della fine degli anni '70, i manga erano Goldrake, Jeeg Robot, Candy Candy, Lady Oscar, e Capitan Harlock che, sì, andava in onda tutti i pomeriggi su Rai uno.

Ma ora li chiameremmo Anime, perché sono la versione animata di qualcosa che, all'epoca, non avevamo nemmeno il termine giusto per definire.

Ma chi se ne frega!

Noi li chiamavamo semplicemente "i cartoni", punto e basta.

Quanto fremevo per vederli! Quella sensazione di attesa era il nostro Super Bowl.


Crisi mistica


Mi ricordo benissimo il giorno in cui hanno eletto Giovanni Paolo II.

Io ero a casa, da giorni, con i pidocchi. Una gioia, matte risate proprio.


Non potevo uscire, non potevo andare a scuola… niente. L’unica cosa che mi dava un minimo di speranza era sapere che alle 17.20 su Rai 1 sarebbe partita la nuova puntata di Capitan Harlock.

E ovviamente… che succede? La fumata bianca arriva ore dopo!


Non credo di avergli mai perdonato questa roba.

Già, la storia della fede, ma per me l’unica fede che avevo era quella nell’inizio dei cartoni!


Ma che manga e manga!


Tornando ai cartoni, i manga – che poi, nel 1978, nemmeno sapevamo che si chiamassero così – ci piacevano tanto. Perché, lo ammetto, la caratteristica di questo tipo di forma narrativa è unica.

Riesce a creare una connessione emotiva forte, quasi immediata. È come una botta di adrenalina visiva che ti immerge nell’azione in un batter d'occhio. E ti fa entrare nella testa del protagonista (che, solitamente, è uno ed uno solo, ed è anche in grado di risolvere il problema dell’universo).


E la cosa bella è che la storia finisce. La fine!

Una cosa che oggi suona quasi come un errore di ortografia.

Perché ai tempi nostri, c'era un inizio, uno sviluppo e una conclusione.


Ora siamo in pieno Multiverso Marvel, dove le cose non finiscono mai, i personaggi tornano in vita non si sa bene come, ma soprattutto perchè ,e il tempo non ha più senso.


The End


Ecco, quando eravamo bambini, il fatto che la storia finisse era educazione.

Ti insegnava che le cose finiscono. Che, in qualche modo, c'è un ordine naturale.


Che la fine non è la fine del mondo, ma solo una parte del ciclo.

Non si può continuare a vivere come se “tutto è possibile”, perché no, spoiler alert, non lo è.

E comunque, scusate, ma “tutto è possibile” mi sembra più un clistere di ansia universale che un concetto sano.


Parlando di manga non entrerò nel dettaglio di tutte le categorie, perché ci sono migliaia di generi e analizzarli sarebbe impossibile.

E poi, detto tra noi, mi interessa il giusto. Però una cosa la so.


I lettori di manga, sembrano essere tutti "unti dal signore", convinti che il loro amore per questa tipologia sia una missione divina.


Se osi parlare male di un manga, preparati a finire bruciata nel rogo degli eretici e non sto scherzando. C’è un culto intorno a certi manga che nemmeno i più devoti seguaci di qualche religione strana.

Perciò, per evitare un linciaggio e un processo pubblico da parte dei paladini della sacra lettura, preferisco restare sul vago.


Mi limiterò a dire qualcosa di superficiale, ossia lo stile grafico UNICO.


Questione di....stile


Lo stile grafico è talmente distintivo che basta una vignetta per riconoscerli.

Ragazzi con corpi da "mangio una foglia al giorno, e sto bene con me stesso", occhi grandi come piattini, nasi che non si vedono nemmeno (che regalano un'espressione veramente poco accattivante), bocche che si aprono solo per mangiare sushi o per sbadigliare, capelli lunghi e setosi, come quelli di una pubblicità di un balsamo negli anni '70.


Ecco…quindi come faccio a capire se questo è un maschio?(lo dico riferito alla storia, se non capisco subito il personaggio chi è , faccio fatica a comprenderne lo sviluppo).

Buona domanda.


Poi, riflettendo… ogni generazione ha i suoi eroi, giusto?

Ogni epoca ha i suoi modelli, giusto?

Ma qui c’è una questione che mi lascia perplessa: questo modello asessuato è diventato un dogma accettato.


Le ragazze manga, va bene, sono super femminili, tipo "pupa perfetta", ma poi te le ritrovi innamorate degli efebi.

Eh no!

Dove è finito il buon vecchio Mr Darcy, con il caratteraccio e il cuore grande come una casa? Lizzy, fai qualcosa!


Jane Austen , si sta rivoltando nella tomba. La vedo.


Sciocchezze?


Comunque, tornando al nostro discorso.


Questa storia del "fumetto manga" in realtà non è proprio una stupidaggine, come sembra a prima vista.


Incontrando le nuove generazioni, vi sarà sicuramente successo di sentirli dire "sono fluido".

Ecco, la prima volta che l’ho sentito, pensavo fosse una di quelle frasi tipo "vado al negozio di abbigliamento, ma sono fluido, capito?", come se stessero cercando di dirmi che la loro personalità si adattasse al contesto.


Tipo, sono abbastanza elastici da rispondere al mood della giornata.

Pensavo: "Ok, figo, ti adatti, sei come un camaleonte sociale".

Poi, dopo una rapida ricerca su Google (perché ovviamente, sono sempre l'ultima a sapere le cose), ho capito che no, fluido non significa 'camaleonte' ma "sentirsi a volte uomo, a volte donna, a volte neutro. ".


Ecco, il concetto di "fluido" è più un gioco di identità che una questione di adattamento a un’uscita al pub.

Ok, ma "neutro"… ma che è, un deodorante?

È l’evoluzione della specie o è il futuro dell’indifferenza?


Libertà, sì, ma con il rischio che domani ti alzi e ti chiedi "Ma oggi chi sono, veramente?"

E non parliamo del dramma che può scatenare questa fluidità all’interno di una conversazione banale: - Scusa, ti va di uscire con me stasera?-

-No, oggi sono neutro, non ho alcun interesse in te. Magari tra una settimana..o due..?-


Non vorrei essere nei panni del CEO di Tinder..sai che fatica a fare i match giusti?


Lungi da me l'idea di giudicare, però ogni tanto mi viene da pensare: "se questa è l’evoluzione, beh… il mondo ha una scadenza prossima, come lo yogurt biologico nel mio frigo."


Conclusioni


Mi chiedo, quindi : chi è nato prima, l’uovo o la gallina?

Sono stati i manga a lanciare questo modello asessuato, o sono stati i ragazzi a farsi plasmare e il mondo dei manga si è piegato ai loro gusti?


Non lo so, ma secondo me la risposta è la prima.


I manga, infatti, sono sempre stati così. Riconoscibili, e diversi da noi "occidentali" intendo.


Noi, però, non ci avevamo fatto molto caso, perché eravamo troppo occupati a cercare di non cadere mentre il mondo ci cambiava sotto i piedi tipo un terremoto di novità, che non ci dava nemmeno il tempo di metterci le scarpe.


Ma i "nuovi", oh sì, loro sì che se lo sono preso tutto, questo........cambiamento culturale..lo vogliamo chiamare così? Sì, sì tutto il pacchetto, Limited Edition inclusa! 


Chapeau, ragazzi.


Però, riflettendoci, se avessimo adottato noi il modello manga, oggi saremmo tutti con un’alabarda spaziale in mano, tipo Goldrake.


Magari!

 
 
 

3 Comments

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Guest
Feb 03
Rated 5 out of 5 stars.

ADESSO CAPISCO PERCHE' C'E' SCRITTO BLOG PER CINQUANTENNI. PERCHE' IO CE N'HO POCHI POCHI DI PIU' E NON HO CAPITO UNA MAZZA DI CERTE PAROLE, CHE QUANDO ERO PICCOLO C'ERA SOLAMENTE TOPOLINO, PAPERINO, L'INTREPIDO E IL MONELLO. PERO' ORAMAI NON POSSO STARE SENZA IL BLOG CHE STO SEMPRE A CLICCARE SE E' USCITO UN ALTRO CHE SONO DIVENTATO DIPENDENTE. PERO' DICIAMOLO CHE QUESTO BLOG, PIU' CHE UN BLOG DA CAZZEGGIO E' UN TRATTATO DI PSICOLOGIA. COMPLIMENTI


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CRISTIANO TARDANI
Feb 04
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SI INFATTI SONO ASSOLUTAMENTE STUPEFATTO DALLA VASTITA' E DALLA PROFONDITA' DEGLI ARGOMENTI, CHE MI CREDEVO CHE DISEGNAVI MA INVECE HAI ANCHE MOLTO DA DIRE. E LO DICI PURE BENE. QUI' STIAMO AD ALTI LIVELLI


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