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Basta! La politica mi ha fatto venire voglia di polpette (e Instagram mi fa rimpiangere la Nonna, ma tanto tanto)




Ah beh.

Io qui rischio non solo un infarto, ma un vero e proprio esaurimento nervoso per le incazzature che mi regala la politica.

E non parlo solo di quella nazionale, che già di suo è un susseguirsi di colpi di scena di deficienti.

No, mi riferisco anche a quella estera, con le sue tensioni internazionali che sembrano uscite da un film di spionaggio di serie B, e persino a quella spaziale, perché diciamocelo, anche le diatribe su chi pianta la prima bandierina su Marte mi fanno venire il mal di testa.

Quindi ho preso una decisione drastica, irrevocabile, una sorta di sciopero mentale: NON ne voglio parlare.

No.

Non mi chiedete di analizzare l'ultimo tweet di quel leader controverso, non voglio sapere chi ha detto cosa a chi nell'ultimo vertice intergalattico, e vi prego, risparmiatemi i sondaggi sulle intenzioni di voto degli alieni.

Oggi la mia sanità mentale ha la precedenza.


Anime irrequiete.


Quindi, facendo uno sforzo che definirei eroico, ho iniziato a respirare profondamente, come mi ha consigliato quella app di mindfulness che ho scaricato tre anni fa e mai usata (ironia della sorte, no?).

E poi, mi sono lasciata andare a ricordi felici, quelle immagini mentali che sanno di buono e di casa, capaci di tranquillizzare anche l'anima più irrequieta.

Sapete dove sono arrivata, dopo un breve ma intenso viaggio nella memoria?

Dritta, senza esitazione, alle polpette al sugo della Nonna!


Panacea per tutti i mali


Non c'era, e probabilmente mai ci sarà, nessuna cosa al mondo che non potesse essere alleviata, se non addirittura risolta, da quel meraviglioso piatto di palline rosse fumanti, amorevolmente posizionato proprio lì, sotto al tuo naso.

Un mal di pancia da indigestione di caramelle? Polpette.

Un brutto voto a scuola che sembrava la fine del mondo? Polpette.

Una delusione amorosa adolescenziale, con il cuore spezzato in mille minuscoli frammenti? Esatto, polpette.

Erano la panacea universale, un concentrato di amore materno (o meglio, nonnesco) e di sapori così intensi e avvolgenti da farti dimenticare, almeno per il tempo di un pasto, le brutture, le ingiustizie e i vari drammi.

Quelle polpette non erano semplici bocconi di carne; erano un'ode alla semplicità, un monumento al comfort food ante litteram, un vero e proprio capolavoro culinario artigianale.

La carne macinata scelta con la cura di un gioielliere, il pane raffermo che si scioglieva in bocca come neve al sole, il profumo inebriante del sugo che sobbolliva pigramente sul fuoco per ore, inondando la cucina di promesse di felicità.

E quel tocco segreto, quell'ingrediente misterioso che solo la nonna conosceva e che rendeva ogni polpetta unica e indimenticabile.

Ogni boccone era un abbraccio caldo, un ritorno ai giorni spensierati dell'infanzia, un momento di puro, incontrastato benessere che ti faceva sentire protetto e amato.


"2025"


E poi, inevitabilmente, apro Instagram.

E cosa vedo scorrere sul mio schermo? Un universo parallelo dove il cibo sembra essere diventato una competizione di perfezione estetica.

Instagram è come partecipare a una sfilata di ciotole immacolate, ognuna contenente una meticolosa e studiata disposizione di ingredienti "superfood" dai nomi esotici che suonano quasi come incantesimi e dai benefici millantati con la serietà di un trattato scientifico.

Avocado toast che sembrano opere d'arte minimalista degne di un museo di arte moderna, smoothie verdi dalla consistenza inquietantemente perfetta che promettono l'immortalità (o, nella migliore delle ipotesi, una pelle più luminosa che dubito possa competere con lo splendore di una polpetta al sugo), e l'onnipresente bowl di quinoa, incoronata a nuovo messia della nutrizione, capace di risolvere ogni problema, dalla stitichezza cronica alla crisi di mezza età.


"Healthy"


Certo, non metto in dubbio che questi cibi siano salutari, per carità.

Ma dove è finita la bellezza dell'imperfezione gustosa?

Dove è il sugo generoso che ti macchia la tovaglia con allegria e ti fa venire una voglia irrefrenabile di inzuppare l'ultimo pezzetto di pane fino a farlo scomparire, lasciando solo una scia rossa sul piatto?

Dove è la generosità un po' "eccessiva" della nonna, che ti riempiva il piatto fino all'orlo senza la minima preoccupazione per le calorie, i "carboidrati cattivi" o la "quota proteica giornaliera"?

Guardando queste composizioni perfette, quasi chirurgiche, dove ogni ingrediente sembra essere stato posizionato con una pinzetta, mi assale una punta di malinconia.

Sembra che il cibo, un tempo simbolo di convivialità e di affetto, sia diventato più un esercizio di stile, una performance da social media, che una vera e propria fonte di gioia semplice e di conforto genuino.

Forse sono io che sto inesorabilmente scivolando verso la categoria "boomer" (anche se ricordo benissimo le cassette audio, quindi non esageriamo!), ma tra un avocado tagliato a ventaglio con precisione millimetrica e una spolverata di semi di chia che sembrano coriandoli salutisti, sento profondamente la mancanza di quella polpetta un po' sbilenca, magari con un pezzetto di pane raffermo che spunta, ma carica di amore, di sapore autentico e di una promessa silenziosa: "Andrà tutto bene".


Nipoti futuri, nonne future


E mentre continuo a scrollare questo infinito carosello di perfezione alimentare, mi pongo una domanda che mi ronza in testa come una zanzara d'estate: ma i nostri nipoti, nel non troppo lontano 2050, cosa ricorderanno delle loro nonne?

Le impeccabili bowl di quinoa delle loro nonne (che magari saranno le trentenni super-fit e ossessionate dal benessere del 2025)?

Che diranno ai loro figli? "Ah! Il 2056, mi ricordo quando la nonna mi cucinava la quinoa, senza olio, senza sale, senza niente..che ricordi quei sapori!" "E poi, dopo, ci dava una carota cruda come dessert. Che tempi!"

Sì, ammetto di provare una certa afflizione per questi poveri pargoli del futuro. Cresceranno in un mondo dove il "peccato di gola" sarà un concetto da museo, dove l'unica trasgressione alimentare ammessa sarà forse un mirtillo di bosco in più.

O avranno anche loro, nel loro bagaglio di ricordi affettivi, l'immagine di un piatto semplice, preparato con amore e senza pretese estetiche, che sapeva di casa, di abbraccio e di quella felicità un po' "rustica" che solo un piatto di polpette al sugo sa regalare?

Spero sinceramente per loro che ci sia ancora spazio per qualche polpetta al sugo nel futuro, perché credetemi, in questo mondo sempre più complicato, a volte è l'unica "politica" che davvero conta e che può davvero farci sentire meglio!


Tradizioni da tramandare


E io, nel mio piccolo, continuerò a custodirne la ricetta nel cuore, sperando di poterla tramandare, clandestinamente, a qualche nipote goloso e un po' ribelle.

Perché in un mondo ossessionato dalla perfezione salutistica, la semplice, imperfetta, meravigliosa polpetta al sugo della nonna rischia di diventare davvero... il sacro graal perduto. E chissà, magari un giorno oserò anche prepararle, sfidando le convenzioni salutistiche del 2025.(Che gesto anticonvenzionale! Pazza!)

In fondo, arrivata a questo mezzo secolo di vita (e diciamocelo, con qualche acciacco ben rodato), ho ufficialmente conquistato la patente di guida per i piccoli "peccati di gola".

Anzi, direi che non è più un peccato, ma un vero e proprio diritto acquisito con l'anzianità!

Dopo anni di diete yo-yo, di sensi di colpa per ogni carboidrato extra e di tentativi falliti di capire il vero significato della parola "moderazione", ho deciso che la felicità, a volte, passa proprio attraverso una forchettata generosa di polpette succulente.

Sì, quelle immerse in un mare di pomodoro profumato, preparate con tanto, tantissimo amore (e probabilmente anche un po' di strutto di nascosto, ma chi siamo noi per giudicare le nonne?).

E se poi, per smaltire questo atto di edonismo culinario, dovrò trascinare i miei fedeli amici a quattro zampe per qualche chilometro in più a passeggio, beh, che ben venga!

Immagino già la scena: io, leggermente appesantita ma con un sorriso beato stampato in faccia, e i miei cani, ignari del mio "peccato", che tirano felici verso l'ennesima aiuola da annusare.

Sbaglio o c'è odore di sugo nell'aria?

Sai che vi dico? Quasi quasi... mi sa che stasera mi faccio un piccolo regalo.

Per la scienza, ovviamente. E per la memoria delle future generazioni, che non sanno cosa si perdono.


#Polpette 4 ever

 
 
 

5 Comments

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Guest
Mar 26
Rated 5 out of 5 stars.

Eh...le polpette!

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Guest
Mar 24
Rated 5 out of 5 stars.

Per me erano melanzane a funghetto con pane bruscato… sarei potuta andare avanti l’intera giornata se nonna non avesse detto: basta PUPETTA ti viene mal di pancia.

O la crostata dell’altra nonna che nascondeva la nutella sotto un sottile strato di marmellata di castagne per non farsi sgridare da mamma

Le coccole delle nonne guariscono veramente ogni male… come dormire nel lettone di nonna….

Quando sarò nonna prometto che farò tiramisù a go go per guarire ogni male 😇

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Guest
Mar 24
Rated 5 out of 5 stars.

E' vero, ci sono ricordi nella nostra mente che vanno diritti al cuore e ci danno la percezione immediata di quanto bisogno abbiamo di rifugiarcisi dentro come "panacea" alla malinconia che a volte ci avvolge.

Poi più si cresce con l'età, e più i ricordi lontani sono presenti nella nostra mente con tutti i particolari, mentre facciamo fatica a ricordare che giorno è oggi !!!!!!!

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Guest
Mar 23
Rated 5 out of 5 stars.

ECCO ADESSO MI SONO SVEGLIATO E MI SONO GODUTO TUTTO IL BLOG PAROLA PER PAROLA E MINKIA, IO MI SONO LETTO CENTINAIA E CENTINAIA DI LIBRI, DAI TRE MOSCHETTIERI, AL PIACERE DI DANNUNZIO, AI PECCATI DI PEYTON PLACE DELL'AMERICA PROFONDA E PER FINIRE A TUTTI I LIBRI DI JAMES BOND MA QUESTI BLOG RIMANGONO LE ULTIME COSE CHE VALE LA PENA LEGGERE. IMPERDIBILI. PER GENTE SUPER. L'ELITE.


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Guest
Mar 23
Rated 5 out of 5 stars.

AAAHHHH FINALMENTE. MA ADESSO CIO' SONNO. POI DOPO QUANDO HO DORMITO ME LO SPIZZO BENE BENE TUTTO TUTTO PIANO PIANO E FARO' UNO DEI MIEI SOLITI COMMENTI FUORI ORDINANZA 😉😉😉

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